Fondi di investimento: facciamo il punto sugli ETF da tenere d’occhio secondo gli analisti

I trader possono venire classificati in base a tutta una serie di caratteristiche personali: ad esempio il livello di esperienza che hanno accumulato nel mercato, la quantità di tempo che dedicano alle negoziazioni digitali, o magari il tipo di obiettivo che si pongono (guadagno a breve, medio o lungo termine). Ultimo, ma non ultimo il budget disponibile: un aspetto assolutamente rilevante, che in molti casi orienta le operazioni degli investitori verso una direzione piuttosto che un’altra.

Senza un budget adeguato, è difficile fare trading su determinati asset, specie nel caso in cui si voglia procedere con la loro compravendita diretta. Si pensi in tal senso a materie prime quali l’oro o magari ad asset azioni una storia e una solidità più che affermate alle spalle. Questo genere di strumenti finanziari è difficilmente accessibile agli investitori con risorse più limitate, a patto che non scelgano di seguire strade alternative, come ad esempio gli ETF: uno strumento che è diventato famoso proprio per il suo eccezionale rapporto qualità/prezzo. Più precisamente per il rapporto che c’è tra i suoi costi ridotti e un livello di efficienza mediamente molto elevato. Per capire come operare con questi particolari strumenti finanziari si consiglia di prendere come riferimento la guida per imparare ad investire in ETF presente sul portale Investireinborsa.net, sito web dedicato al mondo degli investimenti digitali.

Che sono gli EFT

Per iniziare a investire in ETF bisogna partire da una corretta definizione di questo strumento finanziario. Si inizierà dunque col chiarire che l’acronimo ETF significa Exchange Trader Funds e che viene usato per fare riferimento a diverse tipologie di fondo o di SICAV che siano caratterizzati da commissioni e/o da costi di gestione sufficientemente bassi. Gli ETF in sostanza replicano l’andamento e il rendimento degli asset, ma al tempo stesso presentano almeno una differenza sostanziale: nel caso degli Exchange Traded Funds non comportano né spese di distribuzione, né spese di gestione attiva.

Si tratta dunque di uno strumento finanziario molto conveniente e, al tempo stesso, molto semplice, nonostante una palese profondità di utilizzo. In tal senso gli ETF hanno un’altra caratteristica fondamentale: non presentano scadenze nonostante la quotazione in tempo reale. Questo presupposto fa sì che presentino un livello di flessibilità molto alto e che i trader possano rimodulare i loro investimenti ogni volta che vogliono: sia in base a un cambio di obiettivi personali, sia in base a uno scenario contingente imprevisto. Infine gli ETF garantiscono un controllo totale delle operazioni e, più in generale, una gestione praticamente trasparente. L’utente infatti può sempre controllare il livello di rischio e il livello di rendimento dei suoi investimenti: per farlo basta osservare gli indici di mercato replicati.

Quali EFT tenere d’occhio

Arrivati a questo punto non resta che imparare a individuare gli ETF da tenere maggiormente sott’occhio. Per farlo è consigliabile avere degli strumenti di analisi chiari, da utilizzare nei diversi momenti storici. Ad esempio per scegliere tra i tanti ETF disponibili sarebbe sempre bene conoscere la percentuale di influenza dei beni compresi nel fondo sul suo valore totale. Allo stesso tempo è sempre molto importante individuare il giusto broker con cui effettuare l’investimento: la piattaforma di trading con le caratteristiche più in linea con le proprie esigenze, sia in termini di condizioni d’uso che di modalità operative disponibili.

Infine è semplicemente fondamentale tenere sempre bene a mente la distinzione tra le due macro-categorie di Exchange Traded Funds: da una parte gli ETF armonizzati, dall’altra quelli non armonizzati. I primi rispettano le normative finanziarie europee; i secondi invece non lo fanno e, di conseguenza, sostengono delle imposte superiori.

 

 

 

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