Batteri termofili: ecco chi li ha isolati per primi e cosa c’è da sapere

I batteri termofili sono degli organismi unicellulari che vivono in situazioni termicamente elevate. Andiamo a scoprire di cosa si tratta nello specifico e chi è stato il primo scienziato a isolarli.

Cosa sono i batteri termofili

I batteri termofili, come accennato nell’introduzione, vivono in situazioni che hanno una temperatura compresa fra i 45° C e i 122° C. In ambienti così caldi, la maggior parte degli organismi viventi non ha alcuna possibilità di sopravvivenza ma questa tipologia di batteri non solo ci vive, bensì si moltiplica in situazioni di calore estremo. Zone con temperature così elevate si trovano, per esempio, nelle aree in cui ci sono attività geotermali, sia in superficie sia nelle profondità oceaniche. Altri habitat idonei per i batteri termofili sono il compost e le torbiere. Secondo gli esperti questa tipologia di batterio può essere stata una fra le prime forme di vita presenti sul nostro pianeta. I batteri termofili contribuiscono alla comprensione dei meccanismi di ripiegamento proteico. I loro enzimi sono reputati dagli studiosi particolarmente interessanti dal punto di vista della ricerca scientifica, e vengono spesso usati dai biologi molecolari. Possiamo trovare i batteri termofili negli aromi alimentari, nei prodotti per la pulizia e sono coloro che rendono possibile la fermentazione del latte, trasformandolo in yogurt.

Thomas Carter Brock

Il primo scienziato a studiare i batteri termofili è stato Thomas Carter Brock, nato a Cleveland, in Ohio, nel 1926. L’uomo ha avuto una vita molto interessante, in cui la natura e la scienza erano protagoniste. Egli ha scritto, in merito ai batteri: “I batteri sono in grado di crescere a qualsiasi temperatura, purché sia presente dell’acqua liquida. Questo vuol dire che essi possono crescere anche nelle pozze che si trovano al di sopra del punto di ebollizione”. Nello specifico Brock, aiutato da uno studente universitario di nome Hudson Freeze, ha isolato un organismo capace di prosperare a 70° C a cui il duo ha dato il nome di Thermus Acquaticus. Lo scienziato ha individuato come tale batterio fosse in grado di sopportare temperature molto elevate e ciò avrebbe portato, diversi anni dopo, alla creazione di una procedura conosciuta come “reazione a catena della polimerasi” (PCR). Brock ha pubblicato, nel corso della sua carriera, oltre 200 articoli e 20 libri, ricevendo anche diversi premi sia nell’ambito della scienza sia in quello dell’istruzione. C’è perfino una specie batterica termofila, la Thermoanaerobacter brockii, il cui nome è ispirato al cognome dello scienziato.

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