In principio fu Tangentopoli, e tutti credevano che il sistema della mazzetta, del “favore all’amico”, e della corruzione a suon di bei soldi, potesse essere solo legato alla politica che è, senza ombra di dubbio, l’industria più importante, fertile, e longeva del nostro Paese. E invece no, nel 2016 gli italiani hanno toccato con mano la possibilità di estendere il “sistema” anche ad uno dei grandi amori, forse il più grande, del Bel Paese: il calcio. Quindici anni fa l’inchiesta Calciopoli detonò come une bomba e distrusse quello che le persone credevano fosse solo un divertimento, il catalizzatore sociale per eccellenza che ogni domenica riuniva davanti allo schermo tifosi accaniti o semplici appassionati. Nel 2016 gli italiani hanno toccato con mano quanto il calcio, al di là della passione e del colore della maglia, potesse dividere e far discutere. Ma andiamo con ordine, e introduciamo un nuovo vocabolo al dizionario del calcio italico: “calcioscommesse”
Calciopoli e calcioscommesse
Le radici di calciopoli affondano in un’inchiesta del 2004, denominata “Offside”, e che indagava sul calcioscommesse. A far scattare l’inchiesta la Procura di Napoli ma, come sarebbe venuto fuori in seguito, già la Procura di Torino, e la stessa Federcalcio, erano sulle tracce di un sistema di scommesse e corruzione che stava inquinando la massima serie, e non solo. Nel 2006, mentre l’Italia era ancora ebbra della vittoria al Mondiali in Germania, venivano rese note le prime intercettazioni che vedevano, tra ai protagonisti, grossi nomi del calcio nostrano e della politica.
Inchiesta Calciopoli: i nomi
Ormai il sistema aveva preso piede talmente bene, che si chiedevano “favori” anche per squadre militanti in campionati minori. Dalle intercettazioni, infatti, venne fuori che persino l’allora Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, avrebbe chiesto di favorire una squadra che militava in C1, la Sassari Torres. Ma questi “favori” chi li concedeva? L’inchiesta ha portato all’individuazione di una vera e propria “cupola”, composta dal Direttore Generale della Juventus, Luciano Moggi e dall’amministratore delegato del club, Antonio Giraudo. A tirare le file, infine, c’era Pierluigi Pairetto, ex arbitro e all’epoca dei fatti designatore arbitrale. Coinvolti nello scandalo anche alcuni nomi importanti della FIGC, come il presidente Franco Carraro e il vicepresidente Innocenzo Mazzini. A finire sotto inchiesta un gruppo di 19 partite, che si erano svolte tra il 2004 e il 2005.
Calciopoli: le condanne
I due filoni di inchiesta che ne scaturirono, portarono a varie condanne e deferimenti, e sollevarono il coperchio di un vaso di Pandora di cui tutti erano a conoscenza ma che, ovviamente, non avrebbero mai creduto sarebbe stato scoperchiato. Nel primo filone dell’inchiesta, quello che vedeva coinvolte le maggiori società del campionato italiano, Fiorentina, Juventus, Lazio e Milan, vennero deferiti alcuni dei massimi dirigenti della Serie A, come Luciano Moggi, Adriano Galliani, Claudio Lo Tito e i Della Valle, sia Diego che Andrea. A cadere sotto la scure della giustizia sportiva furono anche arbitri, designatori e assistenti arbitrali, tutti coinvolti nel “sistema”.
Juventus in Serie B
A subire la condanna più pesante fu la Juventus, alla quale venne revocato lo scudetto 2004/2005, che non venne riassegnato. Il club bianconero perse anche l’assegnazione del titolo per il campionato 2005/2006, e inoltre subì la retrocessione all’ultimo posto della Serie A per quello stesso anno, e la decurtazione di 9 punti per la stagione successiva. Questo costrinse il club a disputare in Serie B il campionato, per la prima volta.
Decurtazione punti
Pene più lievi per gli altri club coinvolti. Milan e Fiorentina subirono la decurtazione di 30 punti nel campionato di Serie A 2005/2006, stessa sorte per la Lazio. Tutte e tre, inoltre, per la stagione 2006/2007, vennero depauperate, rispettivamente, di 8, 15 e 3 punti. Le squadre minori coinvolte nell’inchiesta, Reggina e Arezzo, subirono una “punizione” più blanda, essendo state protagoniste di un secondo, marginale, filone d’inchiesta. La Reggina perse 11 punto nella stagione 2005/2006, e dovette pagare una multa di 100mila euro. Pena ancora più lieve per l’Arezzo, che si vide portare via solo 6 punti, per la stagione 2005/2006.