Atrium: cos’è, significato e storia

Atrium: se siamo appassionati di architettura romana o, comunque, di storia romana ne avremo certamente già sentito parlare. Si tratta di un elemento architettonico che ancora oggi ritroviamo in alcune case o nei principali edifici pubblici sia civili che religiosi. Ma di cosa si tratta in particolare? Com’è cambiato nella storia? Qual è la sua accezione moderna? Vediamolo un po’ più da vicino proseguendo con la lettura.

Atrium: cos’era e cos’è

L’Atrium, inteso nella sua accezione più antica, è il cuore della domus romana. Si tratta di un termine, come evinciamo facilmente, di origine latina. In origine si trattava, proprio nelle testimonianze architettoniche romane, di una stanza della domus in cui si trovava il classico focolare. Non è un caso, quindi, se le pareti di questo spazio erano annerite dal fumo. Con il passare degli anni, l’Atrium si è evoluto e ha cambiato accezione andando ad identificare i cortili interi della Domus.

Trattasi di uno spazio aperto dotato, tutto intorno, di portici e di eventuale copertura. L’atrium contraddistingueva anche gli edifici religiosi dell’epoca romana: si trattava dello spazio della basilica in cui si trovavano le fonti battesimali. In epoca rinascimentale, invece, l’Atrium era uno dei portici esterni e coperti attraverso cui si riusciva ad accedere ai cortili.

Ad oggi, al termine atrium abbiamo sostituito semplicemente “atrio”. Con questo termine identifichiamo gli ingressi delle costruzioni di tipo moderno, specie se questi sono molto ampi. Per quanto concerne la struttura odierna, l’atrio si costruisce quasi sempre su più piani (quindi in altezza) e prevede una copertura in trasparenza. In alternativa può non prevederla ed essere, quindi, libero. Lateralmente, invece, sono previste ampie finestre in modo da permettere alla luce naturale di illuminarne a dovere le zone interne.

L’Atrium nella storia, come si componeva

Abbiamo già anticipato come anticamente l’Atrium era la località della domus in cui si trovava il focolare. Inevitabilmente si trattava della zona in cui si svolgeva la vita delle famiglie romane. A descriverci quelle che erano le principali caratteristiche dell’Atrium è Vitruvio che ne identifca 5 tipi, ciascuno con un “significato” differente.

  • Tuscanicum, più antico, in cui il tetto reggeva esclusivamente da travi in orizzontale.
  • Tetrastylum con quattro colonne ad ogni angolo.
  • Corinthium, con un numero superiore di colonne e ampie aperture di luce.
  • Displuviatum con tetto a pendenza che permetteva il normale defluire delle acque piovane.
  • Testudinatum, chiuso e dedicato alle domus di minore, se non addirittura irrilevante, importanza.

Domus romana, cos’era ed alcuni esempi in Italia

La domus romana, all’interno di cui, lo abbiamo visto, l’atrium era una delle zone principali, è la casa che contraddistingueva l’antica Roma. Si tratta di domicili privati urbani che, proprio per questo, è bene distinguere dalle cosiddette ville suburbane e ville rustiche. Le prime, infatti, erano abitazioni private che si trovavano oltre le mura di Roma (e quindi fuori dalla città); le seconde erano di tipo rustico, come comprendiamo dal termine, più che altro collocate in zone di campagna e dotate di apposite stanze che potessero permettere il corretto svolgimento del lavoro, per l’appunto, in campagna.

All’interno delle domus romane vivevano, invece, le famiglie nobili. I poveri abitavano nelle cosiddette insulae, ben più modeste palazzine ideali alla vita in povertà. Di domus romane, e quindi di atrium, abbiamo vari esempi in Italia. Le massime espressioni le ritroviamo nei territori martoriati di Ercolano e Pompei. Ad Ercolano, tra gli altri, si trova la cosiddetta Casa Sannitica. A Pompei, da ammirare, i resti della Casa del Fauno e di quella dei Vettii.

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