La tratta degli schiavi: riassunto ed eventi principali

La storia della schiavitù s’inserì come istituto formale in molte culture, nazionalità e religioni, dai tempi antichi fino ai giorni nostri, ma una delle più spietate che si ricordino è sicuramente la tratta degli schiavi africani: dopo il 1600, infatti, le potenze coloniali europee svolsero un ruolo di primo piano nel rapire persone dal continente africano per trasportarli in America come forza lavoro schiavizzata, priva di diritti e deumanizzata. Il commercio degli schiavi ebbe un pesante impatto sulle civiltà africane, disgregandole e privando il continente degli uomini giovani e forti, e furono necessari lunghi anni e grandi sofferenze per abolire questa pratica disumana.

Gli eventi principali della tratta degli schiavi

Nel corso del XVI secolo e del XVII secolo le potenze coloniali europee (Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia e Paesi Bassi) iniziarono a creare insediamenti in America su vasta scala.

Gran parte dei vantaggi economici erano legati alla creazione di piantagioni, in cui si richiedeva l’uso di grandi quantità di manodopera: fu così che, prendendo esempio dalla consolidata rete della tratta araba degli schiavi attraverso il Sahara, europei e coloni americani iniziarono a rapire dall’Africa uomini, donne e bambini, dando origine al più grande traffico di schiavi marittimo della storia e, nelle Americhe, ad un’economia di piantagione basata sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali.

Gli schiavisti riuscirono a corrompere cacciatori di schiavi locali a rapire le persone in Africa in cambio di prodotti europei, e quindi gli basta arrivare sul posto, selezionare chi era di maggiore interesse e caricarlo sulle navi negrierie. I giornali di bordo di queste imbarcazioni raccontano di un viaggio mostruoso, in cui più della metà degli schiavi a bordo moriva per malattie, malnutrizione e torture, costretti a viaggiare stipati nella stiva in così tanti da non riuscire nemmeno ad alzarsi e marchiati a fuoco dai padroni.

Finalmente sbarcati nei porti di destinazione, i sopravvissuti venivano fatti rimettere in forze e venduti ai piantatori: qui, privati del loro nome, erano sottoposti a un lavoro massacrante dall’alba al tramonto ed erano costretti a subire offese, violenze e torture da sorveglianti brutali, oltre a vedersi privati di qualsiasi diritto civile e umano.

Si stima che, durante l’epoca della schiavitù,  siano state deportate tra i 12 e i 20 milioni di persone come schiavi dall’Africa per mano dei commercianti europei, dei quali circa il 15% morirono durante il viaggio transatlantico. Per questo motivo, molti afroamericani e africani chiamano questo fatto black holocaust, l’olocausto nero.

L’abolizione della schiavitù

Fu il regno di Danimarca-Norvegia, nel 1802, il primo paese europeo a proibire il commercio degli schiavi, ma se in Europa s’iniziò presto a capire che questa pratica brutale doveva essere bandita, l’America ebbe maggiori difficoltà.

All’inizio del XIX secolo gli Stati Uniti erano spaccati in due, con un nord liberare che aveva abolito la schiavitù già da fine Settecento e un sud rurale basato sullo sfruttamento schiavista. Le tensioni create da tale divario socio-economico sfociarono nel 1861 nella sanguinosa Guerra di Secessione Americana, vinta dagli stati del Nord che, alla fine dei combattimenti nel 1865, sancirono l’abolizione della schiavitù con l’entrata in vigore del XIII emendamento ad opera di Abramo Lincoln, che per questo venne assassinato.

Questo non bastò, però, a eliminare la discriminazione legata al colore della pelle: permasero, fino a poco tempo fa, pesanti discriminazioni a danno dei cittadini di origine africana, una vera e propria segregazione razziale che portò la nascita, negli anni Sessanta, al movimento per i diritti civili degli afroamericani, raccolto intorno a figure carismatiche come Martin Luther King.

Anche se la schiavitù non è più ufficialmente legale in nessuna nazione del pianeta dal 1926, ancora oggi il traffico di esseri umani rimane un grave problema internazionale.

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