Gigante figlio di Urano: chi era Briareo? Cosa ha fatto secondo il mito?

La mitologia greca è una materia affascinante ed estremamente ricca. Molti degli dei e degli eroi che ne sono protagonisti sono noti praticamente a tutti, ma il loro numero è in costante crescita. Tra serie TV, film e videogiochi, queste figure mitologiche vengono spesso tirate in ballo: anche se i riferimenti a volte non sono proprio esatti, la curiosità spinge le persone ad informarsi di più.

Briareo è un personaggio che è riuscito a ritagliarsi un discreto spazio nella cultura moderna. Viene citato sia da Dante nella sua Divina Commedia che da Manzoni ne I Promessi Sposi, viene nominato in alcuni romanzi fantasy e compare nel videogioco God of War: Ascension. È anche protagonista di un proverbio. Scopriamo di più di questo mitologico gigante, figlio di Urano e Gea.

La nascita dei Centimani

Urano e Gea (il Cielo e la Terra) sono divinità primordiali: i loro figli sono i dodici Titani, tra cui Crono e Rea, ovvero i genitori (tra gli altri) di Zeus, Era e Poseidone, i tre Ciclopi ed i tre Ecatonchiri o Centimani. Questi ultimi, ovvero Cotto, Briareo e Gige, erano dei giganti con cinquanta teste e cento braccia.

Secondo il mito Urano non era molto soddisfatto della sua prole, quindi quando nascevano gettava i suoi figli nel Tartaro, ovvero nelle viscere nella terra. Crono però si ribellò e riuscì ad evirare il padre, prendendone il posto. Ma il comportamento del Titano non era così differente da quello di Urano: spaventato dalla profezia di un oracolo, Crono uccide tutti i suoi figli, ingoiandoli appena nati.

Il ruolo di Briareo nella lotta tra Zeus e i Titani

La sposa di Crono, Rea, si impegnò per salvare uno di questi figli: dopo averlo partorito, nascose Zeus su Creta. Per concludere il piano, consegnò una pietra a Crono: il titano, credendo che si trattasse del figlio, ingoiò il masso. Passarono gli anni e una volta cresciuto Zeus riuscì a sconfiggere il padre, costringendolo a “vomitare” la pietra e i figli ingoiati prima.

Si scatenò quindi la Titanomachia, una lunga lotta tra i Titani, che abitavano sul monte Othyris, e gli Dei dell’Olimpo guidati da Zeus. Su consiglio di nonna Gea, Zeus liberò i centimani: Briareo ed i suoi fratelli si dimostrarono fondamentali per la vittoria degli dei dell’Olimpo. I Titani vengono quindi cacciati nel Tartaro, rinchiusi da mura costruite da Poseidone e sotto l’attenta guardia dei Centimani.

Le versioni alternative

In un’altra versione della Titanomachia Briareo viene descritto come avversario di Zues al fianco dei Titani. Il gigante figlio di Urano riesce ad ammazzare l’Ofiotauro, il mostro mezzo toro e mezzo serpente: chiunque avesse bruciato le sue viscere avrebbe potuto rovesciare gli Dei. Purtroppo, racconta Ovidio, Zeus riuscì ad inviare un nibbio a rubare le viscere del mostro prima che Briareo potesse dargli fuoco. Per punizione, il gigante con cento braccia fu condannato a sostenere il peso dell’Etna.

Bisogna però riportare anche il fatto che Virgilio offre una versione decisamente diversa di Briareo. Lo definisce infatti come un mostro mortale che tentò di conquistare l’Olimpo, armato di cinquanta spade e cinquanta scudi. Purtroppo per Briareo la battaglia finì molto male, visto che venne ucciso da Zeus. Fa riferimento proprio a questa versione del mostro Dante, che mette l’ecatonchiro nel nono cerchio dell’Inferno.

Il proverbio sul gigante figlio di Urano e Gea

Come detto, Briareo, noto anche con il nome Egeone, è protagonista di un proverbio:
Bisognerebbe avere le braccia di Briareo”.
Come detto, il gigante figlio di Urano aveva cento braccia, qualità che farebbe molto comodo ad una persona che è molto indaffarata e che deve fare tante cose nello stesso momento.

 

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