Parto naturale: come avviene? Quando è sconsigliato?

È il momento più atteso, ma anche quello che fa più natura: il parto naturale è il modo più diffuso per far nascere un bambino, ma potrebbe far paura soprattutto perché non si sa precisamente a cosa si va incontro. Per questo, quando ci si avvicina al termine della 40esima settimana, a volte si pensa più al timore del parto che alla felicità dell’essere a pochi istanti dal conoscere il proprio bambino.

Ma non c’è da avere nessuna paura: l’importante è conoscere le varie fasi che ci aspettano se scegliamo un parto naturale, così da essere preparate e sapere a cosa andiamo incontro, così da godere pienamente tutta la bellezza del momento.

Che cos’è il parto naturale e come avviene

Con il termine parto naturale s’intende quel processo che prevede la nascita del bambino per via vaginale e seguendo i ritmi naturali del corpo, senza uso di stimoli per indurre le contrazioni o di aiuti esterni per far uscire il bambino.

Nella maggior parte dei casi si cerca sempre di attendere un parto naturale – a meno che non sia necessario programmare un parto cesare per via delle condizioni della mamma o del bambino – e quindi attendere che il bambino nasca naturalmente al termine delle sue settimane di crescita.

Cosa deve aspettarsi, quindi, una futura mamma che decide di procedere con il parto naturale? L’evento si divide in diversi momenti ben distinti:

  • Prima fase. Siamo nel momento iniziale del parto naturale, e si capisce che è iniziato il processo è iniziato perché si cominciano a sentire i dolori e le prime contrazioni dell’apparato che inizia a dilatarsi. In questa fase le contrazioni sono abbastanza sporadiche (circa una ogni ora) e mano a mano si intensificano arrivando fino a una contrazione ogni 15 minuti. Questa fase può durare da 30 minuti a 2 ore.
  • Seconda fase. Si entra nella seconda fase quando le contrazioni diventano sempre più dolorose e ravvicinate, perché il collo dell’utero a dilatarsi completamente. Questa è la fase più lunga, e viene identificata proprio come fase dilatante: ha una durata molto varia che cambia da ogni singola donna, e che di solito va dalle 2 alle 10 ore.
  • Terza fase. Il collo dell’utero è dilatato al punto da combaciare perfettamente con la testa del bambino, ed è quindi che inizia la fase espulsiva che porterà alla nascita grazie alle spinte della madre. Mediamente dura circa 30 minuti, e quando finalmente esce il bambino vengono espulsi anche la placenta e il cordone ombelicale, che vengono tagliati dall’ostetrica che assiste il parto.

Quando il parto naturale è sconsigliato

Il parto naturale è la modalità di nascita più comune, e la stragrande maggioranza delle donne è in grado di portarlo a termine senza difficoltà, a patto che la donna sia in un buono stato di salute e che la gravidanza abbia avuto un decorso regolare.

Se invece risultano esserci dei problemi legati alla salute della madre, come ad esempio un precedente parto cesareo o altre condizioni delicate, o se si riscontrano problemi nella posizione del bambino – ad esempio trasversa o podalica, con i piedi rivolti verso la vagina invece che la testa – potrebbe essere sconsigliato un parto naturale per evitare ogni possibile rischio, e quindi sarà consigliato alla futura mamma di programmare un parto cesareo.

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